14mag2014

Il mito dei cereali

di Luciano Gianazza
13 maggio 2012

I cereali sono considerati essenziali per l’alimentazione umana, sia dalla cosiddetta scienza del mainstream, come pure da esperti delle varie correnti alternative, alcuni anche riveriti e portati sul palmo della mano da coloro che hanno accettato come storia le favole che si raccontano sull’origine dell’uomo e della sua alimentazione.

I più dicono che sono da evitare solo i cereali raffinati e soprattutto le loro farine, mentre quelli integrali vanno bene, anzi sono assolutamente necessari. Propongono pane, torte, pizze e sfornati vari fatti con farine integrali, consigliando l’uso di lievito naturale, come se il problema principale fosse l’utilizzo di farine raffinate e del lievito chimico al posto di prodotti naturali. Inoltre propongono per i bambini piccoli pappette a base di farine, rendendoli stitici fin dalla prima infanzia.

La spiegazione storica che di solito viene data a favore del consumo di cereali è che l’uomo, frugivoro in origine, era una specie arboricola che viveva dei frutti colti dagli alberi. Poi scendendo a terra iniziò a coltivare i cereali e questi diventarono parte fondamentale della sua alimentazione e quindi tali esperti adducono che i cereali, dimostrato anche dal largo consumo in quasi tutto il pianeta, sono elementi essenziali per l’essere umano. Quello che dimenticano è che un organismo frugivoro non si trasforma in un altro tipo di organismo per il solo fatto di abituarsi a cibarsi di alimenti diversi da quelli che sono appropriati per la sua alimentazione. E il fatto che sopravviva non significa che tale nuova alimentazione sia adatta.

Sostenendo che i cereali sono cibo per gli uccelli e non per l’essere umano si diventa alquanto impopolari, ma personalmente apprezzo il piacere di dire la verità anche se spesso comporta il venire etichettati come incompetenti, estremisti, fautori di teorie che non stanno né in cielo né in terra, soprattutto dai veri incompetenti che proteggono ad oltranza il consumo di cereali.

Fortuna vuole che le persone che adottano l’alimentazione crudista o fruttariana sono in costante aumento e l’inutilità dei cereali, anzi il fatto che sono veramente inadatti per l’alimentazione umana e che si può vivere bene e meglio senza di essi diventa sempre più evidente.

Non è facile abbattere il “mito dei cereali” anche perché molti fautori dell’alimentazione “alternativa”, e quindi sponsor ed amici di esperti del settore, sono imprenditori e commercianti che hanno o forniscono “negozi del biologico” e una larga parte del loro commercio è sostenuta da prodotti cerealicoli.

Se entri in un negozio di prodotti biologici potresti non notare alcuna differenza fra quanto troveresti un piccolo supermercato tradizionale a conduzione familiare, se non per il fatto che i prodotti nell’uno sono biologici e nell’altro no. Nel negozio bio trovi tutte le farine, bianche e integrali, di un sacco di cereali diversi, biscotti, dolci, brioche, merendine, pizze, pane, tutti i tipi di pasta, e ogni cosa che la fantasia umana sia in grado di sfornare. Tutto rigorosamente bio, ma questo non è il fattore che fa la differenza.

I problemi provenienti dal consumo di cereali non vengono risolti sostituendo quelli raffinati con altri biologici ed integrali, perché non derivano da come vengono coltivati o trattati ma dalla costituzione stessa dei cereali.

Certo, il cereale in chicchi interi coltivato secondo i canoni dell’agricoltura biologica non è così problematico come il cereale raffinato coltivato in campi pieni di pesticidi e diserbanti, ma non costituisce comunque un alimento adatto all’alimentazione umana, per quanto possa essere utile per sopravvivere, se vogliamo parlare di mera sopravvivenza.

Ciò che rende inadatti i cereali per l’alimentazione umana è la sostanza di cui sono fatti per maggior parte: l’amido.

Il corpo umano non può in nessun modo utilizzare l’amido in quanto tale così com’è, deve essere convertito in glucosio prima che possa essere utilizzato. Deve essere convertito in varie sostanze, destrosio, maltosio, ecc, prima di essere definitivamente trasformato in glucosio, la forma che il corpo può utilizzare.

Deve essere trasformato in glucosio a scapito dell’energia del corpo, di cui una grande quantità deve essere spesa in questi vari processi di conversione.

Dopo aver mangiato un piatto di pasta o una pizza, per quanto leggero il pasto possa essere stato, ci si sente comunque meno pimpanti di prima che ci mettessimo a tavola, perché il corpo si sta prendendo energia per i processi di conversione dell’amido.

Chi può, si concede il sonnellino pomeridiano mentre il corpo digerisce gli amidi.

Ora, essendo questo il caso, non sarebbe più semplice e meglio per noi mangiare quei cibi che forniscano direttamente glucosio senza nessuna di queste trasformazioni che richiedono energia supplementare?

Se immettessimo direttamente nello stomaco degli zuccheri come prodotti alimentari, la digestione sarebbe un processo semplice, e ulteriore energia non sarebbe sprecata in inutili processi di conversione.

Il fruttosio è il più dolce tra tutti gli zuccheri e viene convertito facilmente in glucosio sia nel fegato che nell’intestino.

Non ci può essere alcun motivo valido per cui non si dovrebbe adottare questo punto di vista e, dato che la frutta fresca contiene molto fruttosio in uno stato libero e naturale, diventa ovvio che possiamo ottenere dalla frutta fresca tutto quello che otteniamo come derivato dai cereali (con l’eccezione del materiale proteico che possiamo ottenere dalla frutta a guscio) e in un stato di gran lunga migliore, perché immediatamente assimilabile da parte del corpo.

Ovviamente non è facile liberarsi di punto in bianco dei cereali, Arnold Ehret per questo ha ideato la dieta di transizione e suggerisce nel suo libro il “Sistema di Guarigione della Dieta Senza Muco”, se proprio qualcuno non riesce a fare a meno del pane, di mangiare delle fette di pane ben tostato.

La ragione di questo e che relativamente pochi sanno, soprattutto quelli che accusano Ehret di non apportare prove scientifiche, è che una parte di amido contenuto nel pane durante il processo di tostatura si trasforma in destrina, più assimilabile dell’amido.

In questo modo, una parte dell’amido originale contenuto nel pane è “predigerito”, e quindi consente di risparmiare le energie vitali durante la digestione. Anche se non va dimenticato che la destrina viene usata per fare delle colle, per esempio la famosa Coccoina.

Oltre a questo, gli amidi durante il processo di conversione lasciano un residuo colloso che ha un effetto costipante, prima a livello intestinale, e poi, dato che questo residuo colloso, che Ehret chiamava muco, viene assorbito dai villi intestinali, viene trasportato attraverso il sistema sanguigno in ogni organo, costipando gradualmente ogni vaso sanguigno e linfatico, e infine l’ambiente cellulare e questo è sempre più chiaramente visibile nel corpo delle persone man mano che avanzano con l’età.

La frutta di ogni tipo ha caratteristiche detergenti, solventi e leggermente lassative, ed è anche un potente germicida.

Perché nonostante le spiegazioni di cui sopra, nonostante dopo aver compreso, alcuni che decidono di non consumare i cereali non ci riescono se non per breve tempo e addirittura soffrono di vere e proprie crisi di astinenza?

Molti concorderanno che un “bel piatto di pasta” fumante o i dolci nella vetrina del pasticcere ci lasciano paghi e soddisfatti, riempono anche quei vuoti non solo nello stomaco ma anche emozionali, seguiti poi da una vera e propria crisi di astinenza di solito dopo un giorno o due, o quando la mente lancia un arpione su una bella immagine del tipo “dove c’è pasta c’è casa”.

I cereali contengono, oltre all’amido, le vitamine B3, B6, C che sono necessarie per trasformare il triptofano in serotonina, chiamata la “molecola della felicità”.

Il triptofano lo troviamo un po’ in tutta la frutta e la verdura e in maggior misura in: indivia, asparagi, spinaci, biete, cavolfiori, lattuga, pomodori, peperoni, radicchio, melanzane, avocado, ananas, banane, kiwi, prugne, noci, agrumi.

Mentre il problema dell’approvvigionamento di triptofano non sussiste per chi adotta un’alimentazione priva di cereali, se sono carenti le vitamine B3, B6, C la trasformazione in serotonina non avviene e un livello basso di serotonina induce uno stato d’animo melanconico e depresso. La maggior parte degli stati depressivi non sono di origine psicologica ma effetto collaterale di un’alimentazione carente di vitamine. Per questo motivo chi si trova giù di tono tende a mangiare dolci, pizza o pasta, per procurarsi i reagenti (B3, B6, C) che trasformeranno il triptofano in serotonina e li farà sentire meglio, più sereni.

Queste tre vitamine sono contenute anche in alcuni vegetali non amidacei. La B3, o acido nicotinico o niacina, si trova nei pomodori nelle carote e nelle noci, la B6 o piridossina, nelle carote e nelle nocciole, la C nella frutta e verdura fresca come agrumi, kiwi, peperoni, broccoli. Mentre per la C non ci sono problemi nell’approvvigionamento, per la B3 e la B6 è già più difficile perché gli alimenti vegetali, escludendo i cereali ne contengono in poca quantità.

Per questo motivo è necessario aumentare il consumo di pomodori, carote e frutta a guscio, in questo modo la conversione del triptofano in serotonina permetterà di liberarsi dalla brama di pane, pasta, dolci e pizza.

Non è il bisogno di proteine e non è vero che la saggezza del corpo spinge a consumare i cereali, come alcuni sostengono, per procurarsele, in realtà il corpo cerca di procurarsi le vitamine necessarie per convertire il triptofano in serotonina e conseguire il benessere che ne deriva.

Ovviamente le riviste, anche del settore dell’alimentazione biologica, che fra i loro inserzionisti hanno aziende di prodotti cerealicoli non supporteranno questo punto di vista, come pure chi ha incondizionatamente accettato che il consumo di cereali sia essenziale per il benessere dell’uomo senza aver mai verificato se sia vero o no.

 

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