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Gruppo Sanguigno e Stile Alimentare

DIETA DEL GRUPPO SANGUIGNO: UNA SPIEGAZIONE SCIENTIFICA

luglio 16, 2014 · by dietagrupposanguigno 

La natura ha dotato il sistema immunitario di un meccanismo molto sofisticato, che gli permette di capire se una sostanza è o meno estranea. Tale meccanismo si basa su delle sostanze chimiche chiamate antigeni. Tutte le forme di vita possiedono antigeni esclusivi che possono essere accumunate a delle vere e proprie “impronte biologiche”.

Gli antigeni correlati ai gruppi sanguigni sono tra i più potenti dei molti antigeni presenti nel nostro organismo. La loro sensibilità è tale da garantirci un sistema d’allarme incredibilmente vigile ed efficiente. Quando le difese immunitarie del nostro organismo entrano in contatto con qualcosa di sospetto, come l’antigene estraneo di un batterio, per prima cosa si consultano con l’antigene che determina il gruppo sanguigno per capire se l’estraneo è un amico, o un nemico.
Ogni gruppo sanguigno è caratterizzato dalla presenza di un antigene specifico al quale, tra l’altro, deve anche il suo nome.

GRUPPO SANGUIGNO ANTIGENE

Gruppo 0 nessun’antigene

Gruppo A antigene A

Gruppo B antigene B

Gruppo AB antigene A e B

Per capire meglio la natura degli antigeni specifici di ciascun gruppo sanguigno, provate ad immaginarli come delle antenne che sporgono dalla superficie delle cellule. Queste antenne sono composte da due parti: lo stelo che serve da supporto e l’estremità che funge da ricevente e trasmittente. Il supporto, a sua volta, è formato dall’unione di innumerevoli molecole di uno zucchero, il fucosio.

Il gruppo sanguigno più semplice è stato chiamato 0 (zero), proprio per indicare l’assenza di antigeni: in questo caso, infatti, le cellule hanno solo la porzione di supporto dell’antenna, cioè le catene di fucosio.

Nel gruppo sanguigno A al primigenio supporto di fucosio è unito un altro zucchero chiamato N-acetil-galattosamina.

Nel gruppo sanguigno B al primigenio supporto di fucosio è unito un altro zucchero chiamato D-galattosamina.

Nel gruppo sanguigno AB, al primigenio supporto di fucosio sono uniti sia la Nacetil-galattosamina sia la D-galattosamina.

Oltre agli antigeni ci sono altri metodi che contraddistinguono i gruppi sanguigni. Infatti nelle schede mediche, nella dicitura riportante il nostro gruppo sanguigno, oltre alla sigla 0, A, B ed AB, viene posta accanto anche la sigla RH + o – (positivo, o negativo). E’ indubbiamente una distinzione importante da fare in campo medico, ma rimane un dettaglio trascurabile per quanto concerne gli aspetti che esamineremo in questo articolo, ovvero la correlazione tra dieta e gruppo sanguigno (emodieta).

Antigeni e anticorpi

Quando l’antigene che determina il gruppo sanguigno si accorge dell’ingresso di un antigene estraneo, stimola subito la produzione di anticorpi, con l’obiettivo di contrastare l’intruso. Gli anticorpi, prodotti da cellule specializzate del sistema immunitario, hanno infatti il compito specifico di “aggrapparsi” all’antigene estraneo, bloccarlo e favorirne la distruzione.

Le cellule del sistema immunitario producono un’infinita varietà di
anticorpi, ognuno adatto a contrastare un nemico specifico e ben definito.
Questi ultimi, da parte loro, cercano in tutti i modi di fuorviare i «radar» del sistema immunitario e nel tentativo di rendersi invisibili possono addirittura arrivare a modificare i propri antigeni, cercando di mimetizzarli per renderli più accettabili da parte dell’organismo. Ma il nostro sistema difensivo, vigile ed efficiente, è in grado di fronteggiare la situazione elaborando nuovi tipi di anticorpi.

Facciamo un semplice esempio con un virus, o un batterio: una volta penetrato nell’organismo esso, per via della sua struttura antigenica diversa, mette in moto il sistema immunitario che produce anticorpi specifici contro quel tipo di virus, o batterio. Gli anticorpi si gettano verso gli antigeni estranei, che sporgono dal corpo del microrganismo e vi si attaccano. Si innesca così una reazione chiamata “agglutinazione“, grazie alla quale i microrganismi si attaccano gli uni agli altri formando piccoli ammassi che tendono a precipitare. Tutto questo rende più facile la loro eliminazione.

Il sistema formato dagli antigeni dei gruppi sanguigni e dagli anticorpi corrispondenti ha molte altre funzioni.
Circa un secolo fa il dr. Karl Landsteiner, un brillante scienziato austriaco, si rese conto che le persone appartenenti a un gruppo sanguigno presentavano nel sangue anticorpi diretti contro gli antigeni caratteristici degli altri gruppi sanguigni. Questa fu una scoperta davvero rivoluzionaria perché consentì di capire come mai certe persone potevano scambiarsi il sangue e altre no. Fino a quel momento, infatti, le trasfusioni di
sangue avvenivano affidandosi al caso: nei casi fortunati tutto procedeva bene, negli altri il paziente poteva anche morire, ma nessuno sapeva spiegarsi il perché. Grazie al dr. Karl Landsteiner ora siamo in grado di capire quali gruppi sanguigni vengono considerati amici da altri gruppi sanguigni e quali, invece, no.

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Secondo quella che dalla medicina ufficiale viene chiamata la Legge di Landsteiner:

- I soggetti di gruppo sanguigno A hanno anticorpi anti-B. Essi, pertanto, rigettano il sangue di gruppo B.
- I soggetti con gruppo sanguigno B hanno anticorpi anti-A. Essi, pertanto, rigettano il sangue di gruppo A.
Le persone di gruppo A e di gruppo B non possono quindi scambiarsi il sangue.

- I soggetti di gruppo sanguigno AB non hanno né anticorpi anti-A, né anticorpi anti-B. Essi possono ricevere il sangue da tutti. Però, visto che i loro globuli rossi hanno l’antigene A e quello B, non possono donare sangue ai soggetti appartenenti ad altri gruppi sanguigni.
Le persone di gruppo AB possono dunque ricevere sangue da chiunque, ma non possono donarlo a nessuno, eccetto che ad altre persone di gruppo AB.

- I soggetti di gruppo sanguigno 0 hanno anticorpi anti-A e anti-B. Essi, pertanto, rigettano il sangue di gruppo A, B e AB.
Le persone di gruppo 0 non possono quindi ricevere sangue da nessuno, eccetto che da altre persone di gruppo 0. Esse, però, non possedendo né antigeni anti-A, né antigeni anti-B, possono donare Il loro sangue a chiunque. Per questo vengono chiamati donatori universali.

Gli anticorpi diretti contro altri gruppi sanguigni sono i più potenti del nostro sistema immunitario. La loro abilità nell’agglutinare i globuli rossi di gruppo diverso è così spiccata che il fenomeno può essere addirittura osservato a occhio nudo mettendo a contatto due gocce di sangue non compatibili.
La maggior parte degli altri anticorpi viene prodotta sotto l’influsso di particolari stimoli (ad esempio una vaccinazione, oppure un’infezione). Gli anticorpi dei gruppi sanguigni, invece, vengono elaborati automaticamente. Spesso essi compaiono nel sangue al momento della nascita e raggiungono i livelli che manterranno anche nell’età adulta già verso i quattro mesi di vita. Ma c’è molto di più.

Antigeni ed alimenti

Alcuni ricercatori che operano in questo campo hanno scoperto che molte sostanze nutritive sono in grado di agglutinare le cellule di alcuni gruppi sanguigni (in un modo molto simile al rigetto), ma non di altri.
Ciò significa che un alimento può, per esempio, risultare dannoso per le cellule di un soggetto di tipo A e benefico per le cellule di un soggetto di tipo B. Non a caso, molti degli antigeni presenti negli alimenti hanno caratteristiche simili all’antigene A, o a quello B. Questa scoperta ha rivelato l’esistenza di una correlazione scientifica tra gruppi sanguigni e dieta. Sorprendentemente, però, le sue possibilità applicative sono rimaste nascoste, accumulando polvere per quasi un secolo, fino a quando un esiguo gruppo di ricercatori, medici e nutrizionisti ha iniziato a esplorarle.

Lectine: correlazione tra dieta e gruppo sanguigno

Tra sangue ed alimenti si verifica una reazione chimica che fa parte del nostro bagaglio genetico. Può sembrare sorprendente ma, anche se siamo all’inizio del XXI secolo, il sistema digestivo e quello immunitario conservano ancora una predilezione per i cibi consumati dagli antenati di gruppo sanguigno simile al nostro.
Il motivo risiede in proteine chiamate “lectine“. Queste ultime, che si trovano in abbondanza negli alimenti, sono dotate di proprietà agglutinanti che si esprimono nel sangue.
In natura, le lectine costituiscono un mezzo semplice ed efficace che consente a un organismo di attaccarsi ad un altro. Un gran numero di microbi e anche lo stesso sistema immunitario, fanno uso di questa specie di “colla biologica”. Ad esempio le cellule che tappezzano i condotti attraverso i quali la bile lascia il fegato per arrivare nella cistifellea, hanno una superficie ricchissima di lectine, che hanno il compito di bloccare batteri e parassiti indesiderati.
Anche i microrganismi, però, sono ricchi di lectine che funzionano come ventose, consentendo loro di ancorarsi saldamente alle mucose del nostro organismo. Spesso le lectine di virus e batteri sono simili agli antigeni dei gruppi sanguigni e costituiscono un vero flagello per le persone che aggrediscono.

Le medesime considerazioni valgono per il cibo. Quando mangiamo un alimento contenente lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno, esse si sistemano in un organo (reni, fegato, cervello, stomaco eccetera) e iniziano ad agglutinare globuli rossi in quell’area.
Parecchie lectine di origine alimentare presentano caratteristiche simili a quelle degli antigeni dei gruppi sanguigni e si comportano pertanto come nemici per le persone che possiedono anticorpi diretti contro quello specifico antigene.

Latte e latticini, ad esempio, posseggono lectine molto simili all’antigene B: se una persona di gruppo sanguigno A beve un po’ di latte vaccino, il suo sistema immunitario metterà subito in moto i meccanismi di agglutinazione nel tentativo di eliminare l’intruso.

Ecco un esempio che illustra come si realizzano i processi di agglutinazione.
Supponiamo di far mangiare un piatto di fagioli bianchi di Spagna a una persona di gruppo sanguigno A. La digestione dei fagioli inizia nello stomaco, ma la lectina in essi contenuta è resistente all’azione del succo gastrico acido. A questo punto possono succedere due cose: la lectina, intatta, può interagire con le pareti dello stomaco, oppure proseguire il suo viaggio verso l’intestino. Anche a questo livello il suo destino può seguire due strade differenti: la lectina può “attaccare” la parete intestinale, oppure può passare nel sangue ed essere trasportata in tutto l’organismo. Ciascuna lectina, però, ha le sue predilezioni e quindi gli organi che possono essere colpiti sono diversi.
Una volta giunta a destinazione, la lectina esercita un effetto magnetico sulle cellule che la circondano: le attira e favorisce la formazione di microscopici agglomerati che, in un secondo tempo, vengono distrutti.

Lectine, una colla pericolosa

Le lectine dannose per il nostro gruppo sanguigno possono causare una lunga lista di problemi. Il 95% delle lectine assunte tramite gli alimenti viene eliminato senza problemi dall’organismo. Il restante 5 %, però, riesce a raggiungere il sangue dove innesca tutta una serie di reazioni negative che portano alla distruzione di globuli rossi e bianchi. Le lectine possono inoltre danneggiare le pareti dello stomaco e dell’intestino, scatenando una violenta infiammazione delle mucose che provocando disturbi molto simili a quelli di un’allergia alimentare.
Non è nemmeno necessario consumarne quantità notevoli: bastano piccolissime quantità per agglutinare un numero elevatissimo di cellule. Sempre che, ovviamente, vi sia incompatibilità con il gruppo sanguigno.
Per questo motivo è importante eliminare dalla nostra alimentazione i cibi che contengono lectine incompatibili con il nostro gruppo sanguigno. Il glutine, per esempio, cioè la lectina caratteristica del frumento e di molti altri cereali (kamut, farro, segale, orzo, avena, ecc.), si può attaccare alla parete dell’intestino provocando un’infiammazione dolorosa.

Le lectine hanno strutture diverse a seconda della loro provenienza. Quella del amaranto, per esempio, ha una forma diversa da quella della soia e, pertanto, reagirà con sostanze differenti; ciascuna di loro risulterà quindi dannosa per alcuni gruppi sanguigni e benefica per altri.
Anche i tessuti del sistema nervoso sono molto sensibili all’agglutinazione indotta dalle lectine di origine alimentare.

La lectina estratta dalle lenticchie, se iniettata in un’articolazione di coniglio, induce la comparsa di un’infiammazione locale che ha caratteristiche sovrapponibili a quelle dell’artrite reumatoide. In effetti, molte persone che soffrono di questa malattia si sentono meglio evitando ortaggi appartenenti alla famiglia delle Solanacee, come pomodori, melanzane e patate. Ciò non sorprende perché le Solanacee sono ricche di lectine, particolarmente dannose specialmente per i soggetti di gruppo sanguigno A.
Le lectine presenti nei diversi alimenti possono anche attaccarsi ai recettori di superficie dei globuli bianchi, stimolandoli a riprodursi più velocemente. Esse sono pertanto dei mitogeni. Questo termine sta a significare che la lectina induce la cellula a entrare in una fase del ciclo biologico chiamato “mitosi”, cioè la fase in cui una cellula si divide a metà per dare origine a due altre cellule.

Visto che l’antigene caratteristico di ciascun gruppo sanguigno ha una configurazione unica, molte lectine interagiscono con un determinato tipo di sangue proprio perché dotate di una configurazione che si adatta bene a quel particolare antigene.
Per esempio le lectine contenute in una porzione di fagioli bianchi di Spagna, agglutinano le cellule di tipo A, perché in grado di attaccarsi all’antigene A. L’antigene del gruppo sanguigno B caratterizzato da una struttura chimica diversa, non sarà invece attaccato. Per contro, una lectina dell’amaranto può attaccare e agglutinare le cellule del gruppo sanguigno B, ma non danneggerà quelle del tipo A.

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